Quando nacqui era il 21 Marzo 1958, asserisce mia madre. Ed io nacqui, diceva Totò, a Cersosimo, (Pz) ridente paesino della Val Sarmento. Valle situata nella Basilicata sud occidentale. Una bella valle che ha accolto nei secoli popoli da provenienza diversa. Diversità non solo geografica ma anche etnica. Una valle d’accoglienza, con tutti i suoi limiti geografici, dove hanno convissuto per centinaia di anni mantenendo intatte le proprie diversità e tradizioni, rispettandosi ma non omologandosi, confondendosi. Uomini di etnia albanese che nel ‘500 , hanno trovato nella Val sarmento una seconda terra che li ha protetti, custoditi e rispettati. Qui hanno fondato due piccole comunità: San Costantino e San Paolo Albanese.
Scavi archeologici hanno ritrovato nel territorio di Cersosimo tra cui la prima moneta italica, custoditi nei musei di Napoli e della Siritide a Policoro. Scavi archeologici, mai posti a valido finanziamento, hanno portato alla luce reperti di importanza storica. Probabilmente i miei genitori, stanchi di essere considerati “reperti archeologici”, ad un anno esatto dalla mia nascita, decisero di trasferirsi a Terranova di Pollino ed io andai con loro portandomi dietro i miei importanti nomi, Federico Libero. Come mio nonno, d’altronde, Valicenti Federico Libero. Mentre pensavo a come avrei dovuto rispondere alla vita, proprietario e custode di nomi così “pesanti”, mia madre montava in groppa ad un mulo che mio padre teneva per la “capezza” e senza essere consultato iniziai il mio primo percorso di vita verso Terranova di Pollino. Mentre risalivo il torrente Sarmento, cinto dalle braccia di mia madre, vedevo scomparire all’orizzonte un paese che si ergeva a guardianìa dell’intera valle, come una sentinella difendeva la mia risalita del Sarmento.
Era l’antica Noja, Stato mandamentale fino all’Unità d’Italia, oggi Noepoli. Era il mandamento che promulgava sentenze e assoluzioni degli abitanti della zona. Anche qui un bel centro di documentazione dell’antico Stato di Noja non sarebbe male, chissà che ricchezza culturale porterebbe all’intera valle, pensai tra me e me. Risalendo il fiume sulla sinistra sfioravo una delle più antiche civiltà harbereshe, San Paolo Albanese. Rimasi colpito dalla bellezza e dalla eleganza dei vestiti delle donne, sgargianti e colorati come i loro volti chiari e luminosi. Dall’altra parte del Sarmento, alla sinistra del torrente, si affacciava un altro paese di cultura harbereshe, San Costantino Albanese, anch’esso costruito da profughi albanesi, secondo la leggenda, guidati dal condottiero Scanderberg. Sicuramente arrivati da zone differenti dell’Albania, anche se sembra che parlino la stessa lingua. I vestiti hanno sfumature diverse, probabilmente appartengono a clan differenti che hanno preso possesso dell’altra parte del Sarmento, per non confondersi, per mantenere intatte le loro identità. Lasciamo il torrente Sarmento e saliamo fino a 950 mt s.l.m. Dal costone entriamo in un piccolo villaggio che sembra quasi una culla scavata nella montagna, Terranova di Pollino.This is the house!
Questa è la casa. Questa sarà la mia nuova culla, qui hanno deciso di vivere mia madre e mio padre. Non male, anzi direi bello, Terranova si presenta ai miei occhi come un grande balcone.Si affaccia su una bella e verde valle con le montagne a nascondere l’orizzonte.. Montagne che stanno di fronte, a pari altezza. Montagne con cui puoi discutere, parlare. Montagne che si riempiono di colori che armoniosamente cambiano di ora in ora Montagne che offrono una vegetazione variegata, intatta,diversamente bella. Montagne che non ti sovrastano, che non costringono ad alzare la testa e gli occhi per ammirarne le vette. Montagne che non ti soccombono, fanno parte di te, dei tuoi orizzonti, della tua vista e ti abitui subito a vivere in simbiosi con Madre natura e noti subito che non è stata avara. Il giorno dopo il mio arrivo, papà mi va a registrare al nuovo comune di residenza.
Il solerte funzionario mi fa nascere il 22 marzo 1958. Ma non ero nato il 21 secondo mia madre? Non è che la cosa mi infastidisca, forse non potrò mai conoscere davvero il mio oroscopo, forse non saprò mai il mio ascendente! Ma d’altronde è possibile anche che inganni il mio destino, nascere in due giorni diversi non è da tutti, saperlo ancora di più. Chissà, non conoscendo il giorno della mia nascita il destino potrebbe anche imbrogliarsi e far finta che non sia mai nato e cosi da lasciarmi vivere a lungo, senza che mi richiami. Ecco i pro e i contro della vita. Di sicuro ho iniziato festeggiare tutte e due i miei giorni dividendo per gli amici il 21 marzo e per i parenti il 22 marzo. Il 21 festeggio Libero, il 22 Federico, altrimenti perché mi avrebbero affibbiato due nomi? Sarà che sono nato a Cersosimo e per arrivare a Terranova dopo un anno è stato conteggiato un giorno? Allora vuol dire che sono nel regno della vita slow. Lo prendo come segno divino. La mission della mia vita sarà l’arte dello slow. E cosa c’e’ di più lento se non la vita dei paesi, dove la lentezza è cultura, comunione, fratellanza, solidarietà. E cosa offre di meglio un paese slow se non il cibo e la sua arte nella manipolazione? Ecce homo! Divento chef.